Pagellone Tour de France 2016

Nairo Quintana: 4.5; per un anno ha rotto l’internet col suo #SueñoAmarillo, noi ci speravamo davvero, ma l’unico sogno di questo Tour è quello fatto durante l’abbiocco  quotidiano mentre aspettavamo un suo attacco. A metà Tour accendo la TV e lo vedo lì, da solo,  con sei minuti di vantaggio su Froome. “Ha attaccato” mi sono detto. Ma era solo la cronometro. CLOROFORMIO

Richie Porte: 7.5; grandissimo tour per il secondo uomo Sky nella top five…ah…non corre più per la Sky? Dai, davvero?! No non ci credo…  NOSTALGICO

Adam Hansen: 15 come i grandi giri conclusi consecutivamente. Non vince tappe, ma al beer-pong serale non ha rivali. IRON MAN

Adam Yates: 7.5; tanto talento quanta inesperienza. A inizio tour è protagonista suo malgrado del crollo della flamme rouge, nonostante le ferite riesce restare nelle zone alte della classifica. A fine Tour non ne è ha e paga, ma in futuro può fare grandissime cose. Tipo il gregario a Froome. YATES WE CAN

Alejandro Valverde: 8; Che corridore. È in forma stratosferica, sempre con i migliori. Fa il ritmo, attacca, contrattacca. Potrebbe essere l’uomo in più per Nairo ma predica nel deserto. Chiude sesto e si candida seriamente per una medaglia olimpica, ammesso che riesca a far staccare Quintana dalla sua ruota. BABY SITTER

Pancani-Martinello: 8; vi capiamo ragazzi. Non è facile dover raccontare certe storie. Non è facile dover fare finta di entusiasmarsi mentre si disserta su “quel coso rettangolare che pende dalla sella dei ciclisti”, sui “ventoloni” o mentre si racconta che sì, quando correva anche Silvio Martinello faceva pipì in gara. Da sbadiglio, ma non è colpa vostra. SILVIOLO E PANCANOLO (AGAIN)

Alberto Contador: S.V.; succede sempre così quando pianifichi troppo. “Mi vesto, vado a prenderla sotto casa, la porto al cinema, poi ristorante… … …” e finisce che neanche ti parte la macchina e va tutto a p******e. “…LA SFIGA CI VEDE BENISSIMO”

Tom Dumoulin: 8.5; belli capelli vince ad Arcalis e stravince la crono. È in piena forma in vista di Rio, ma una caduta banalissima gli fa rompere il radio e manda tutto a p*****e. “…LA SFIGA CONTINUA A VEDERCI BENISSIMO”

Sam Bennet: 8.5; cade violentemente nella prima tappa, da lì inizia un calvario che lo contringe a competere di giorno in giorno con ferite che pungono, tirano, bruciano. Una corsa sui carboni ardenti che lo porta alla “conquista” della maglia nera con qualcosa come 5 ore di ritardo da Froome. FACHIRO

 A.S.O.: 3-;  avete presente Dorian Gray, apparentemente figo ma in fondo marcio e inguardabile? Ecco la macchina del Tour me la immagino così, tanta fatica per tenere su la scenografia da “gran gala del ciclismo” ma che finisce col sembrare il baraccone di un circo mediocre. Gonfiabili che crollano, ciclisti che corrono a piedi, centinaia di moto e auto in gruppo. Male male. “VENGHINO SIGNORI VENGHINO!!”

Jarlinson Pantano: 9; “papà sei vecchio, non andarci per niente al Tour, tanto non vinci” gli dice il figlio prima della partenza. Porta a casa una tappa, due secondi posti, numeri rossi, un posto nella top 20, un contratto per il prossimo anno, l’ombrello preso dal tifoso ad Arcalis, tre baguette ed un bullone della Torre Eiffel. BABBO NATALE

Vincenzo Nibali: 7.5; “Nibali vincie solo xk è fortunatoooh!!!1!!11!” Forse sono parole degli stessi che si sono esaltati dopo ogni sua vittoria e che hanno fatto finta di non vedere i km in testa al gruppo in salita o in discesa, il numero “salva-Aru” fatto ad Arcalis o tutte le fughe in cui si è buttato. BRAVOH

Peter Sagan: 10 e lode; torna alla vittoria al Tour dopo un digiuno lungo anni, la maglia verde conquistata ormai non fa più notizia, potrebbero chiamarla maglia Sagan, il numero rosso del supercombattivo gli spetta di diritto per aver animato una corsa altrimenti piatta. Si esalta nelle volate e ci fa esaltare con le sue SAGANATE: spizza posteriori di tifose atletiche, invade camper di appassionati a bordo strada, impenna sui traguardi alpini. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. BOMBER

Cesare Benedetti: 7; l’italiano della Bora-Argon cerca più volte il colpaccio ma gli riesce solo l’impresa di entrare sempre nella fuga sbagliata. COMBATTIVO

Fabio Aru: 7.5; Corre con grinta e cuore, ma purtroppo quando vengono meno le gambe tutto il resto non basta. Prova a far saltare il banco, ma è lui a saltare. Buon esordio in ogni caso. IL CAVALIERE C’È, IL CAVALLO ANCORA NO.

Team Dimension Data: 8; “una squadretta che serve solo per far andare in bicicletta i bambini africani”. Ma la squadretta stravince 5 tappe. Praticamente hanno azzannato un quarto di Tour. GALÁCTICOS

Mark Cavendish: 7.5; “ciclista bollito preso dalla squadretta sudafricana come uomo immagine, giusto per far andare in bici i bambini africani”. Ne vince 4 e avvicina sensibilmente Merckx nella classifica delle vittorie di tappa alla Grand Boucle. Molla il Tour nell’ultima settimana per preparare Rio, ma probabilmente una medaglia l’avrebbe vinta anche onorando tutta la corsa. CANNI-BALL

André Greipel: 6; lascia il Giro in anticipo per vincere sugli Champs-Elysees. Bicchiere mezzo pieno per lui. VINCO POCO MA VINCO

Byan Coquard – Alexander Kristoff: 5; piazzati. Sempre piazzati. SAGANITE

Marcel Kittel: 6.5; vince una sola tappa ma il colpo di reni decisivo l’ha già dato. LATIN LOVER

Daniel Martin: 5; corridore da classiche che punta alla generale. Ci prova più volte ma non fa che rimbalzare. SUPER SANTOS

Tsgabu Gebremaryam Grmay: 7; primo etiope a concludere un Tour. Non si nasconde, va più volte in fuga e si fa notare, ma dopo tre settimane ancora non riusciamo a scrivere il suo nome senza fare copia e incolla. CTRL C + CTRL V

Yukia Arashiro: 9; quel numero rosso vale una maglia gialla. EROE

Stefano Garzelli: 8; l’avevamo lasciato impacciato e in tiro al Giro, lo ritroviamo sciolto e disinvolto al Tour. Domina la scena, fa osservazioni mai banali e si esalta quando c’è da nominare i vari “Kroszgher” o “Kisloski”. Ottima la sua moviola durante il processo. BISCARDI

Alessandra De Stefano: 8; quest’anno le sue cronache gialle sono la cosa più movimentata ed entusiasmante in tre ore e mezza di diretta, ma vengono relegate a fine trasmissione, quasi fossero messe lì tanto per. A chi chiede di spostarle durante i momenti morti della diretta risponde che va privilegiato il racconto della gara. Ok ma… quale gara?  DELUSA

Thibaut Pinot: 5; preparazione minuziosa. Grande crescita in discesa e soprattutto a cronometro. Peccato che alla crono neanche ci arriva. DESAPARECIDO

Team Sky: 9; nel gruppetto dei quindici più forti ci sono sempre cinque maglie Sky. Sono di un altro pianeta. L’IMPERO COLPISCE ANCORA

Oleg Tinkov: 5; “allieta” la prima parte di Tour postando foto di lui nudo che si fa la doccia con un innaffiatoio da giardino causando nausea e vomito in chi suo malgrado lo segue sui social. “Se Sagan vince tre tappe resto nel ciclismo” è la grande promessa. Sagan ne vince tre, ma lui invece di rilasciare la dichiarazione tanto attesa posta foto di bottiglie di vino e champagne. Lo prendiamo come un “BEVO PER DIMENTICARE”?

Andrea De Luca: 8; è l’incubo di atleti e addetti ai lavori. La mattina scendi dal pullman assonnato e scazzato e trovi lui pronto a farti il terzo grado. Con le sue interviste quantomeno ci illude ogni giorno ipotizzando attacchi ed alleanze che potrebbero movimentare la corsa. Racconta chicche su luoghi e atleti, riporta rumors dalla carovana e spesso ci prende. Probabilmente fa il mestiere più bello del mondo. TURISTA PER CASO

Ilnur Zakarin: 7.5; non è qui per far classifica  e senza pressioni riesce ad andare a tutta anche in discesa, dove al Giro avrebbe avuto bisogno delle rotelle, vincendo alla grande una tappa. La regia internazionale lo conosce talmente bene che per un’intera tappa manda la foto di un altro nella sua scheda tecnica. CRISI D’IDENTITÀ

Pierre Rolland: 5.5; per due volte attacca in salita e per due volte cade in discesa. Più che delle rotelle avrebbe bisogno di un miracolo. #ROADTOLOURDES

Julián Alahilippe: 7.5; il promettente francese ha classe da vendere, ma quando prova a fare il figo emerge tutto il gap con Sagan. Di Bomber ce n’è uno solo.  BRUTTA COPIA

Romain Bardet: 8.5; si toglie subito dalle balle il suo caro amico Pinot, dopodiché limita i danni fino al giorno della stoccata decisiva. Dietro c’è chi cade, chi non ne ha più, mentre lui va… verso la prima tappa francese di questo Tour e verso un insperato ma meritatissimo secondo posto nella generale. BAGUETTE E CHAMPAGNE

Rafal Majka: 8; il suo Giro d’Italia si era chiuso con un “Majkonagioia” frutto dell’ennesimo piazzamento inutile. Scalatore fin troppo puro per aspirare alla generale, punta e ottiene la maglia a pois, per la seconda volta in carriera. FINALMENTE UNA GIOIA

Tejay Van Garderen: 4; ma davvero voleva finire sul podio? “PUNTIAMO ALLA SALVEZZA”

Damiano Caruso: 8.5; zittisce chi non lo voleva alle olimpiadi con un Tour sontuoso. Quando Porte inizia a vedere le Madonne lui diventa il suo CRISTO REDENTORE

Joaquim Rodríguez: 7.5; nell’ultimo Tour della sua vita puntava ad una tappa, ma arriva secondo. Sintesi eloquente della sua carriera. Buono il settimo posto finale. Ci mancherà. PURITO

Fabian Cancellara: 7; lo sceriffo del gruppo dice di volersi godere il suo ultimo Tour, le poche ambizioni sono racchiuse nel cerchio rosso fatto intorno alla tappa di Berna. Purtroppo per lui c’è Sagan. Nel “Cancellara party”, organizzato per lui in serata, esagera col vinello ed il giorno dopo il grande annuncio: “devo preparare le olimpiadi, mi ritiro” ma non ci crede neanche lui. HANGOVER

Louis Meintjes: 8; al classe ’92 non si poteva chiedere più dell’ottavo posto ottenuto. Primo africano nella storia del ciclismo a chiudere nella top 10 al Tour. PICCOLA PESTE

Bauke Mollema: 8; la sorpresa di questo Tour paga fin troppo per la sua ansia da prestazione cadendo nella diciannovesima tappa e andando fuori giri nella ventesima. Alla fine torna nelle posizioni che si aspettava, ai margini della top 10 ma avrebbe meritato di più. UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

Chris Froome:9.5;  il frullatore dimostra di avere un’anima e finalmente vince divertendo. È forte Chris, forte come il montante che ha mollato al tifoso colombiano che lo stava infastidendo in corsa. Fight club. Inventa attacchi in discesa mettendosi a pedalare come se fosse sul triciclo, in pianura sfrutta il vento e il suo peso forma da 49kg vestito, attaccando e guadagnando ancora. Mentre in salita… frulla. Frulla fino a quando non gli parte lo Usain Bolt, butta la bici e si lancia di corsa nello sprint della vita. Ingenerosi i fischi del pubblico, ma chi vince è antipatico per definizione. Specialmente se non è francese. TRIATLETA