Il tradimento dello sport più bello e infame del mondo.

C’è del senso di colpa.

Abbiamo atteso questa Roubaix con frenesia, col desiderio dirompente di vedere quei duecento ragazzi fronteggiarsi su un lastricato che ha fatto la storia del nostro sport.

Volevamo la battaglia, annunciavamo l’inferno.

Sono arrivati.

Sono andati via.

Hanno lasciato dietro di loro un giovane riverso nel fango. Spietati.

Eravamo al disgusto con i commenti velenosi su Silvan Dillier, ma ora li vorremmo più di ogni altra cosa. Vorremmo convivere con la nausea, non col senso di colpa, con i se e con i ma di chi si lancia nelle supposizioni di scenari di gara che non sono stati e mai saranno, non con la certezza che un ragazzo con sogni e passioni, un coetaneo  con una vita davanti sia rimasto lì.

Sentiamo un vuoto dentro  davanti all’ennesimo colpo basso di una passione che seduce, ammalia e tradisce. Dello sport più romantico e infame del mondo.

In un momento del genere non ci restano che il silenzio rispettoso per chi ieri ha perso un amico, un figlio o un fidanzato… e quel fottutissimo senso di colpa.