Verso un Tour a porte chiuse?

Con lo spostamento di Giro, Europei di calcio ed Olimpiadi sono venuti meno i primi tre grandi eventi sportivi in programma tra primavera ed estate 2020 ed il prossimo a subire il colpo sembra poter essere il Tour de France.

Dalle squadre e dall’UCI filtra tantissima preoccupazione sulle conseguenze che un mancato svolgimento della Grande Boucle potrebbe avere sull’intero sistema ciclismo ed una grande voglia di trovare una soluzione che impatti il meno possibile sul grande giro francese.

Roxana Maracineanu, argento olimpico nei 200m dorso a Sidney 2000 ed oggi ministro dello sport francese, è intervenuta sul network radiofonico France Bleu, commentando la nuvola di incertezza che si va addensando sul prossimo Tour de France.

Il fulcro delle dichiarazioni è legato all’aspetto economico e al possibile danno che arriverebbe da un mancato svolgimento: “Il Tour de France ha un modello di business non basato sulla vendita di biglietti, ma sulla cessione dei diritti televisivi. In un periodo di emergenza – sostiene il ministro – sarebbe ragionevole appellarsi alla responsabilità degli spettatori i quali non farebbero fatica a comprendere i rischi e a decidere di rimanere a casa, godendosi la corsa dal divano.”

D’altra parte chiudere le strade del Tour significherebbe privare la corsa del suo punto di forza, quei milioni di tifosi locali e vacanzieri che ogni anno decidono di trascorrere qualche giorno delle vacanze estive lungo le strade francesi. Non sarebbe in ogni caso una scelta indolore.

“Siamo in costante contatto con gli organizzatori per cercare di trovare una soluzione al problema”, ma per ora da ASO preferiscono non commentare.